Ciesse Piumini è un marchio italiano di abbigliamento outdoor fondato nel 1976 da Silvano Cinelli. Il nome “Ciesse” deriva proprio dalle sue iniziali (CS), ed è nato con l’obiettivo di creare capi tecnici e funzionali, adatti per affrontare le condizioni climatiche più estreme. Dalla sua nascita, Ciesse Piumini si è subito contraddistinto per la qualità dei suoi prodotti, pensati per accompagnare chi cerca l’avventura, che sia in città o in mezzo alla natura.
LE GRANDI AVVENTURE
Nel corso degli anni, Ciesse Piumini ha sponsorizzato e supportato varie imprese alpinistiche, spedizioni estreme e sfide sportive, contribuendo a consolidare la sua immagine di brand legato alle avventure estreme. Negli anni ’80 e ’90, i suoi capi venivano indossati da esploratori e appassionati di sport estremi, come alpinisti che sfidavano le cime più alte del mondo, garantendo loro il massimo della protezione in condizioni atmosferiche difficili.
OLTRE GLI 8000 MT
1980
CAPANNA REGINA MARGHERITA
MONTE ROSA 4554 MT
La Capanna Regina Margherita è il rifugio di montagna più alto d’Europa. Situato a 4554 metri di quota, sulla vetta della Punta Gnifetti. In pieno massiccio del Monte Rosa, questo rifugio del Club Alpino Italiano ha ospitato generazioni di alpinisti e numerose ricerche scientifiche. Inizialmente fu pensato dal Club Alpino Italiano di Torino come un rifugio per consentire ad alpinisti e scienziati maggiore comodità. La capanna venne trasportata con i muli e poi in spalla prima di essere montata in vetta, oltre i 4500 metri di quota e fu inaugurata il 18 agosto 1893 alla presenza della regina Margherita di Savoia, a cui venne dedicata la struttura da record.
1980
MAKALU
EVEREST
8463 MT
Romolo Nottaris
Romolo Nottaris
Il South East ridge del Makalu, con i suoi 8463 metri rappresenta la quinta montagna della Terra, ed è stata scalata per la prima volta nel 1970 durante una spedizione giapponese. Nel 1980, pur sapendo che proprio la cresta sud del Makalu è considerata un’immensa sfida, Romolo Nottaris organizza una spedizione invernale, con 147 portatori, attraversando la cresta sud-est.
1981
GASHERBRUM II
KARAKORUM 8035 MT
Romolo Nottaris & Tiziano Zünd
Dopo la spedizione non molto fortunata al Makalu dell’anno precedente, Romolo Nottaris nel 1981 ritorna, con l’amico Tiziano Zünd, nel Karakorum deciso a scalare il Gasherbrum II (8035 mt, sul confine tra Pakistan e Cina) in stile alpino. Si tratta della prima spedizione svizzera a puntare una vetta di più di ottomila metri in stile puramente alpino, cioè senza ossigeno, senza campi intermedi, senza corde fisse e naturalmente senza sherpa.
1983
BROAD PEAK
KARAKORUM 8047 MT
1984
MCKINLEY
ALASKA 6190 MT
1985
GASHERBRUM II
KARAKORUM 8035 MT
Renato Casarotto
Renato Casarotto è stato di sicuro uno dei più grandi alpinisti mondiali e un prezioso testimonial, un affidabile collaudatore dei capi tecnici antifreddo e antivento di Ciesse Piumini. Tante le sue leggendarie avventure, a cominciare dalla conquista, in prima invernale, della Via Gervasutti sulla Grandes Jorasses, nel gruppo del Bianco, una parete fredda e repulsiva, illuminata solo poche ora al giorno. Basti pensare che quella scalata fu impossibile in inverno per oltre 40 anni, e lo stesso Casarotto ci provò inutilmente per sei volte. Dopo aver scalato sulle Alpi la via Ratti-Vitali, l’Ovest dell’Anguille Noire de Peuterey, la Via Gervasutti-Boccalatte sul Picco Gugliermina e infine il Pilone Centrale del Freney, nel 1983 si spinge all’attacco del Broad Peak. L’alpinista si arrampica da solo, per dieci giorni in stile alpino, vincendo alla fine la vetta himalaiana salendo per il mitico spigolo della via Nord. Nell’aprile 1984 continua scalando lo sperone ovest del McKinley in Alaska per la cresta sud-est, soprannominata “The ridge of no return”, facendosi strada in un pericoloso labirinto di cornici pericolanti e soffrendo un costante maltempo e temperature fino a 50 gradi sottozero. Nel 1985 sale il Gasherbrum II insieme alla moglie Goretta Traverso, anche lei equipaggiata con capi Ciesse Piumini, che diviene così la prima donna italiana a raggiungere la vetta di un ottomila.
1984
BROAD PEAK
KARAKORUM 8047 MT
Gianni Calcagno
È stato certamente uno degli alpinisti più completi, capace di scalare in ogni condizione, sempre dotato di grande grinta e determinazione. Gianni Calcagno, genovese, uno dei primi, già negli anni Settanta, a dare l’assalto alle “grandi montagne”. Nell’agosto del 1975, con Guido Machetto, affronta l’ovest del Tirich Mir, la montagna più alta dell’Hindu Kush. Solamente loro due, in stile leggero, senza bombole e senza portatori d’alta quota sui 7700 metri di questa vetta pakistana in un’impresa nuova per il tempo e di difficoltà altissima. Sarebbero poi venute altre cime di seimila, settemila, e anche ottomila metri. Continua nel 1984 la sua avventura sulla vetta del Broad Peak, nel massiccio del Gasherbrum, la dodicesima più alta della Terra con i suoi 8.047 metri.
1985
EVEREST 8463 MT
Jean Troillet
L’attività alpinistica dello svizzero-canadese Jean Troillet inizia presto. A 21 anni riesce a farsi notare grazie a un’ascensione in velocità sul Cervino dove impiega solo 4 ore e 10 minuti. Nello stesso anno diventa guida alpina e poi si appassiona all’altissima quota avvicinandosi agli Ottomila. Ha all’attivo dieci colossi himalayani su 14, tutti scalati in stile alpino e senza utilizzare le bombole d’ossigeno. L’impresa sicuramente più incredibile è però quella del 1986, quando insieme all’altro alpinista Erhard Loretan raggiunge, il 30 agosto 1986, la cima dell’Everest passando per il versante tibetano. È un’impresa al limite, ma la conquista è anche grazie ai capi tecnici con i quali Ciesse Piumini attrezza i due scalatori, che impiegano solo 43 ore totali per andare dal campo base alla vetta e da lì di nuovo al campo base. Un primato di velocità che sarà battuto da altri scalatori-velocisti solo dopo molti decenni.
1985
CERRO TORRE
ANDE 3128 MT
Ermanno Salvaterra – Maurizio Giarolli
Andrea Sarchi – Paolo Caruso
Quattro scalatori italiani e una montagna tra le più difficili al mondo: Ermanno Salvaterra, Maurizio Giarolli, Andrea Sarchi e Paolo Caruso conquistano nel luglio del 1985 con una scalata “invernale” la leggendaria cima Cerro Torre. Un’impresa straordinaria perché, anche se in passato la vetta fu raggiunta poche altre volte, mai qualcuno era riuscito a conquistarla d’inverno. Si tratta infatti di una montagna che gli annali dell’alpinismo considerano la più ostica in assoluto di tutta la Terra: ha infatti respinto più spedizioni di qualsiasi altra vetta del mondo, segno di difficolta tecniche ed ambientali davvero estreme. Fu conquistata la prima volta in estate da un altro grande alpinista italiano, Cesare Maestri, nel 1959, assieme allo scalatore Toni Egger. Percorsero la via Est e poi lo spigolo Nord, e purtroppo sulla via del ritorno Egger morì. Poi Maestri tentò altre volte la salita invernale ma senza mai riuscirci, e addirittura passò una volta ben 54 giorni in parete nel tentativo di salire in vetta. Gli scalatori italiani furono quindi i primi ad ottenere questo successo, anche grazie al necessario abbigliamento fornito da Ciesse Piumini che li ha difesi da freddo, tormente di neve e vento fortissimo.
1989
DAULAGHIRI
GANDAKI PRADESH 8167 MT
Oreste Forno
Il lombardo Oreste Forno è stato a capo di numerose spedizioni alpinistiche in tutto il mondo negli anni Ottanta. Nel 1989 la più famosa: al Dhaulagiri, in Nepal, 8167 metri. I componenti, oltre allo stesso Forno, sono Fausto De Stefani, Sergio Martini, Silvio Mondinelli, Claudio Schranz, Elisabetta Schranz, Maurizio Simonetto e Lino Zani, dotati di capi tecnici Ciesse Piumini. La scalata ha successo, anche se in vetta arrivano solo Martini e De Stefani, che forti di questa vittoria decidono di attaccare anche la parete nord dell’Everest. Una spedizione, purtroppo, fallimentare poiché nessuno riuscirà ad arrivare in vetta poichè la spedizione è in ritardo nella marcia e la stagione monsonica impone una rinuncia. Oreste Forno non si da però per vinto e due anni dopo, insieme a Graziano Bianchi, già compagno delle scalate precedenti, organizza un’altra spedizione al versante Nord dell’Everest: e stavolta due alpinisti del gruppo arrivano in vetta, a quota 8848.
2021
NANGA PARBAT
KASHMIR 8126 MT
Daniele Nardi & Tom Ballard
Daniele Nardi è stato il primo alpinista nato lontano dalle Alpi e a sud del fiume Po ad aver scalato cinque ottomila, Gasherbrum II, Broad Peak, Makalu, Everest e K2. Quest’ultima vetta è stata conquistata nel 2007 con la spedizione “K2 Freedom 2007”, che oltre a lui vede protagonisti alltri alpinisti russi, tre statunitensi e un iraniano. È la discesa, però, l’impresa più difficile: un membro della spedizione scompare nella bufera, e un altro ferito viene portato a fatica da Nardi e da un altro scalatore con le corde per due giorni fino al campo base. C’è un altro chiodo fisso, però, nella mente dell’alpinista, dopo due tentativi già falliti, torna infatti per la terza volta in Kashmir per salire il Nanga Parbat durante l’inverno insieme all’inglese Tom Ballard:l ’obiettivo è l’inviolato Sperone Mummery. Purtroppo, il maltempo costringe i due scalatori a fermarsi in tenda per due settimane, e a riprendere la scalata sfruttando una debole schiarita. Salgono rapidi e raggiungono il campo 4 ma da quel momento non si hanno più loro notizie; perso ogni contatto con Daniele e Tom, viene messa in moto la macchina dei soccorsi, ma il maltempo e le tensioni politico-militari tra Pakistan e India rallentano le operazioni. Il 6 marzo vengono individuati i due corpi senza vita di nella parte rocciosa dello sperone, ma il recupero degli stessi viene reputato troppo pericoloso e la missione di ricerca viene chiusa. Da allora Daniele e Tom riposano per sempre lassù, sullo Sperone Mummery del Nanga Parbat.
I VALORI DEL BRAND
I valori su cui si fonda Ciesse Piumini sono radicati nella passione per la libertà, l’esplorazione e l’autenticità. Il brand si rivolge a coloro che amano vivere esperienze uniche e sfidare i propri limiti, offrendo capi che garantiscono protezione e comfort senza compromessi. La sostenibilità è diventata negli ultimi anni un altro pilastro importante: Ciesse Piumini si impegna infatti a utilizzare materiali eco-sostenibili, riducendo l’impatto ambientale e promuovendo pratiche responsabili lungo tutta la catena di produzione.
Antonio Solero
1981
TRANSAT DE ALIZES
CASABLANCA TO GUADALUPA
Carlo Bondavalli – Paolo Grisendi
1984
CANADA
NORTH MAGNETIC POLE
1985
IDITAROD 1153 MILES
ALASKA – ANCHORAGE TO NOME
Leonardo Becheroni
1981
MOTO GRAN PRIX
SUZUKI 500
Carolina Di Monaco & Stefano Casiraghi
1985
PARIS DAKAR
Thomas Bubendorfer
1988
EIGER
BERNESE ALPS 3967 MT
Giovanni Soldini
1999
AROUND ALONE
CIRCUMNAVIGATION
OF THE WORLD
Nissan & Ford
1990
RALLY
The Great North
1986
SVALBARD
NORWAY
LE SFIDE OLTRE LE VETTE
1985
PARIS DAKAR
Beppe Gualini
ergamasco, insegnante di educazione fisica ma soprattutto uomo-avventura in sella alle moto: Beppe Gualini è stato uno degli uomini di punta dell’avventura, impegnato in massacranti competizioni in moto e in auto, in ogni parte del mondo. Ciesse Piumini lo ha scelto come testimonial e ambassador vedendo in lui un rappresentante di quei giovani che senza sosta cercano nuovi confini da superare e obiettivi sempre più impegnativi. Gualini ha iniziato la sua carriera all’insegna dell’avventura nel 1980 ripercorrendo da solo, con una moto da trial, la Via del Sale da Dolceacqua (Ventimiglia) a Ginevra, 20 giorni in sella, 1000 km di sentieri, 20 mila metri di saliscendi continui. Subito dopo si è impegnato nei rally africani, conquistando la sua prima vittoria di classe al Rally dei Faraoni, dove aveva corso da privato e senza assistenza. Poi è stato un crescendo: Rally dell’Atlas in Marocco, Rally d’Islanda (con vittoria), Paris-Dakar, e sempre da privato (miglior risultato, 22° nelle moto).